Perché bisogna andare alle fiere del turismo per fare rete

Alessio Neri

Abbiamo partecipato all’edizione 2016 della BIT (Borsa Internazionale del Turismo) di Milano. La storica fiera del turismo ha ormai da anni perso il suo smalto e il suo ruolo di leader di settore in Italia soppiantata da altri appuntamenti ben più ambiti da operatori di settore italiani e da buyer internazionali.

Mille sono le cause che hanno portato a questa situazione e non sarà compito mio analizzarle e poi questa non è la sede più appropriata per farlo. Sicuramente quello che può essere tranquillamente sostenuto è che se i tempi cambiano e le cose si evolvono – come sta succedendo in un comparto economico così importante come il turismo – e tu rimani fermo in qualche modo verrai lasciato indietro. Il cambiamento non travolge, rovina o distrugge niente. Semplicemente lascia indietro chi non sa cavalcarlo. A mio avviso un’analisi onesta e oggettiva di quanto sta succedendo alla BIT negli ultimi anni non può non partire da questa considerazione. Le conseguenze più evidenti di tutto ciò sono sotto gli occhi di molti. All’appuntamento milanese ormai partecipano i carrozzoni pubblici (leggi regioni), operatori turistici di grosse dimensioni che sono rimasti incancreniti nei loro vecchi modelli, realtà medio-piccole che si stanno affacciando da poco in maniera organica al mercato del turismo e hanno bisogno di guardarsi intorno e di “esserci”. E per questo motivo partecipano alla BIT.

Alcuni buoni motivi per continuare a partecipare alle fiere del turismo

È proprio a questo mondo che, a mio avviso, bisogna rivolgersi. Sicuramente molte opinioni critiche non sono contestabili ma, francamente, sono sempre stato convinto che sia la partecipazione a cambiare le cose e non la distanza. Se ci si allontana da una realtà si compie il gesto principale per farla morire. Questo discorso non vale solo per l’ente fieristico ma anche per i tanti (si, sono ancora tanti) piccoli che hanno tante belle speranze e vogliono davvero affacciarsi al mondo del turismo in cerca di competenze e opportunità. Ecco, se quelli che tendenzialmente sono portatori di buone idee non si fanno trovare, questi giovani operatori si confronteranno solo con il vecchio e il marcio, il vetusto e il dannoso.

Per questo non bisogna mancare alle fiere come la BIT; affinché chi, disorientato o curioso, partecipa la prima volta possa incontrare delle vere buone idee, dei veri professionisti, delle vere visioni strategiche efficaci e di lungo periodo. Questo non toglie che il modello fieristico non abbia bisogno di essere rivoluzionato e che le conferenze stampa dei politici di turno non vadano abolite. Ma lo spazio di azione di una fiera è molto più grande ed è un bene esserci.

Noi c’eravamo e, a prescindere dalle critiche obbligate, pensiamo di aver fatto bene. Ecco perché:

  • abbiamo incontrato di persona, nello stesso luogo, diversi nostri clienti. Un ottimo modo per risparmiare in spostamenti e trasferte, quello di poter incontrare tante persone con cui si è fatto business nello stesso luogo;
  • abbiamo incontrato di persona alcuni clienti che non avevamo mai visto e con cui ci siamo sempre rapportati sempre da remoto. Prendere un caffè insieme, stringersi la mano e, finalmente, poter parlare di qualcosa di diverso da lavori e progetti non ha prezzo;
  • abbiamo avuto la possibilità di valutare alcuni trend locali anche se non in maniera scientifica. Rispetto all’ultima volta che ci siamo stati e anche rispetto ad altre occasioni simili alla BIT cui abbiamo partecipato negli anni scorsi abbiamo notato che le reti di imprese (e di comuni) nei piccoli territori (come ad esempio Visit Bitti) stanno aumentando di numero e questo non può che farci piacere perché solo così si può immaginare un’azione collaborativa efficace;
  • abbiamo conosciuto nuovi potenziali clienti e abbiamo “registrato” i feedback nei confronti dei nostri prodotti e servizi e dei nostri modi di fare. Stiamo cambiando e crescendo e ce ne siamo resi conto da come gli operatori più grossi di noi hanno reagito quando ci siamo presentati;
  • abbiamo incontrato tanti amici e amiche con cui tante volte abbiamo parlato di potenziali collaborazioni, alcune delle quali si concretizzeranno presto;
  • abbiamo conosciuto un sacco di nuove persone cosa che, a prescindere dai rapporti economici o meno, ci consentono di allargare il nostro network professionale e aziendale, di scoprire nuovi punti di vista e, in alcuni casi, di farci qualche risata in allegria;
  • ci siamo sentiti lusingati quando qualcuno degli standisti cui ci siamo proposti per dei lavori ci hanno detto di aver già sentito il nostro nome;
  • abbiamo sognato tanti nuovi viaggi sfogliando depliant e aggirandoci estasiati tra gli stand (troppo pochi purtroppo). La curiosità verso il mondo è uno dei motori principali della nostra azione e cerchiamo di alimentarla sempre, anche se in questo caso solo grazie all’immaginazione ;
  • abbiamo fatto team building. Purtroppo il team non era al completo, ma comunque per chi, come noi, lavora anche da remoto trovare occasioni di incontro in cui c’è una forte relazione con il mercato di riferimento è sempre un ottimo modo per stringere i ranghi e fare squadra.

Quella che è stata la nostra esperienza è anche la motivazione per cui riteniamo che sia stato comunque positivo essere stati ad una fiera del turismo come la BIT che non è certo sulla cresta dell’onda. Alla fine della fiera (passami il gioco di parole) si tratta di una buona occasione per costruire, alimentare e consolidare la propria rete di business e non solo.

Tu che ne pensi?

Ha ancora senso partecipare alle fiere del turismo?

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